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Storia delle carte napoletane

 

Origini e storia delle carte napoletane: come, quando e dove nascono le carte napoletane? Come si sono diffuse in Italia e soprattutto in Campania?

 

 

Quasi ogni regione italiana è rappresentata dal proprio mazzo di carte da gioco. In Campania regnano sovrane le carte napoletane con le quali è possibile porre in essere i giochi più belli, come la briscola, la scopa, il tressette.

Durante le feste natalizie, ad esempio, amici e parenti si riuniscono per divertirsi con i più disparati giochi (sette e mezzo, cucù, stoppa e così via) sempre e soltanto con le tanto amate carte napoletane.

Se ci soffermiamo ad osservare i simboli di ognuna delle quaranta carte, è possibile notare l’attenzione ai particolari, i colori ben combinati tra loro, a dimostrazione del fatto che chi le ha realizzate ci teneva che le figure fossero rappresentate in modo dettagliato.

Non può pertanto che sorgere spontanea una domanda: come nascono le carte napoletane? Qual è la storia di questo affascinante mazzo? Abbiamo provato a rispondere a queste domande in questa guida.

 

Mistero sulle origini delle carte napoletane

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Rendere una data e un luogo precisi circa le origini delle carte napoletane è a dir poco impossibile. Molti misteri aleggiano sulla loro nascita.

Ad ogni modo, le prime fonti documentate dell'esistenza di carte da gioco risale al decimo secolo in Cina. Siamo in quel periodo storico in cui era stata da poco inventata la carta, dunque è molto probabile che le prime raffigurazioni (intese come carte da gioco così come le conosciamo noi) fossero usate come mezzo di scambio.

A poco a poco la loro diffusione ed il loro utilizzo si evolve, quelle particolari carte raffiguranti diversi simboli diventano strumento di gioco, con molta probabilità gioco d’azzardo.

 

 

La diffusione in Europa

Rapidamente le carte da gioco arrivano fino in Europa. Si presume siano giunte nel nostro paese nel 1300, grazie ai contatti commerciali che l’occidente aveva instaurato con i Mamelucchi egiziani.

Furono questi ultimi a portare nel continente europeo il loro mazzo di carte, i cui simboli e le cui figure avevano molti parallelismi con quelli delle carte napoletane.

Le carte erano 52, per ogni seme 13 carte; i semi erano 4, denari, bastoni, coppe e spade. 10 carte erano numerate, e tre erano figure, re, viceré e secondo viceré. Queste tre carte non simboleggiano tuttavia delle persone bensì dei segni astratti, dal momento che secondo la legge islamica non è possibile ritrarre figure umane.

Secondo alcune teorie, i semi utilizzati sulle carte da gioco erano stati ispirati da alcuni disegni presenti sulle monete romane, dette assi (ecco spiegato anche il motivo per il quale la prima carta nel mazzo di napoletane è chiamata asso).

 

L’influenza spagnola e l’arrivo a Napoli

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In Europa fu la Spagna ad adottare per la prima volta l’uso delle carte da gioco. A partire dal 1377 avviarono la produzione a Barcellona, dove però furono personalizzate le diverse raffigurazioni: al posto dei simboli astratti furono rappresentati re, servi e cavalieri.

Nel 1500 le carte giunsero a Napoli, durante il periodo della dominazione spagnola. La similarità tra il mazzo da gioco iberico e quello partenopeo è tuttora ravvisabile (somiglianza che invece non si palesa nei mezzi di altre città e regioni italiane).

Una prima testimonianza delle carte da gioco in Italia risale al 1577 quando i viceré stabiliscono una tassa sulla vendita e l’uso delle carte napoletane. Carte che, ricordiamo, contenevano 40 lame, 10 carte per ogni seme, ovvero denari, bastoni, coppe e spade.

 

 

La realizzazione artigiana delle carte napoletane alla corte partenopea

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Le carte venivano realizzate a mano da abili artisti che curavano nei minimi particolari la rappresentazione di volti, forme e colori.

Ogni carta doveva avere un espresso richiamo alla vita quotidiana: si pensi ad esempio alla carta del 5 di spade, sulla quale ancora oggi è raffigurato il momento della semina.

Alla corte partenopea vanno diffondendosi sempre più esperti disegnatori, tanto che questo divenne uno dei lavori più ambiti del tempo (perché ben pagato, si creò infatti una vera e propria casta).

Il mestiere di disegnatore di carte da gioco veniva tramandato di padre in figlio, la legge del tempo vietava la contraffazione e puniva chiunque provasse a stampare un mazzo senza aver ottenuto il sigillo reale.

Fu proprio grazie alla bravura degli artisti che le figure del mazzo di carte napoletane assunsero sempre di più le fattezze di personaggi esistenti. Il re spade ad esempio era somigliante al re Ferdinando. Il cavaliere di spade aveva le sembianze di uomini mediorientali che giravano a cavallo muniti di turbante e scimitarra.

Ogni simbolo veniva modificato in base al periodo o agli aneddoti del momento, ma i semi dovevano rimanere rigorosamente quelli: cambiarli veniva considerato gesto foriero di cattiva sorte.

 

Le carte napoletane e la cartomanzia

Sin dalle loro origini le carte napoletane sono state un valido strumento di intrattenimento. Tuttavia, oltre ad essere usate come mezzo di divertimento, esse venivano spesso utilizzate come sostitute dei tarocchi, tanto ormai da parlare di cartomanzia napoletana.

Le mogli dei soldati che partivano per il fronte usavano il mazzo di napoletane per pronosticare le sorti dei propri mariti: non potendo sapere infatti in tempo reale l’esito delle battaglie, le donne interrogavano le carte napoletane per sapere se i loro cari fossero ancora vivi e in procinto di rincasare.

Ancora oggi esperti cartomanti usano le napoletane per divinare e le considerano il mazzo più attendibile subito dopo i tarocchi.