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Cannabis light, produzione e vendita: cosa dice la Normativa attuale

 

La canapa light nasce da una produzione alla maniera classica, ovvero è un derivato dei fiori di canapa privo di thc, e sostituito totalmente dal cdb. Infiorescenze che derivano dalla coltivazione delle varietà Sativa, ovvero la canapa industriale.

 

In questo modo è possibile ottenere una canapa light che sia priva del suo tipico effetto drogante, ma che piuttosto sia di grande beneficio per corpo e mente, in quanto in grado di rilassare e distendere i muscoli.

 

 

Impiegata per il trattamento di varie patologie a carico del sistema nervoso e immunitario, la canapa light negli ultimi tempi ha rappresentato una grande rivoluzione specie nei casi in cui il trattamento farmacologico era completamente controindicato. Con i diversi limiti di legge relativi all’uso industriale la canapa light nel nostro Paese non è stata completamente legalizzata, e proprio tramite tali ristrettezze si è dato il via ad un nuovo stile di produzione e consumo della cannabis in Italia. La normativa consentirebbe infatti la coltivazione della cannabis il cui contenuto di thc sia assolutamente inferiore allo 0,2%.

 

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Negli ultimi anni proprio a causa della diffusione dei vari protocolli sperimentali per la cura di diverse patologie con cannabis, abbiamo assistito ad una revisione della legislazione in Italia che regolamenta la produzione e la coltivazione di cannabis in Italia. In passato esistevano numerosi vincoli e problemi legati alla coltivazione della canapa industriale, la macro categoria dove rientra anche la cannabis light.

L’Italia fino ai tempi del proibizionismo a partire dagli anni 30’ era stata la seconda produttrice di cannabis subito dopo alla Russia. Ma fondamentalmente la nostra legislazione non ha mai imposto dei divieti che riguardano la coltivazione della canapa per uso industriale. Ma si è assistito solamente ad un’errata interpretazione della legge soprattutto da parte delle forze dell’ordine, almeno fino al 1997 dopo una comunicazione da parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

Solamente alla fine del 2016 viene approvato il decreto di legge numero 242, successivamente entrato poi in vigore il 14 gennaio 2017. Decreto che ha introdotto importanti novità che riguardavano la coltivazione della cannabis sativa industriale.

Secondo la legge è possibile coltivare esclusivamente le varietà di cannabis certificate, e solamente se inserite di anno in anno nel catalogo europeo. Tra le quali fanno parte sia la cannabis sativa monoica, che le qualità di cannabis sativa dioiche, italiana e ungherese.

 

 

La normativa sulla cannabis light

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La regolamentazione negli anni ha previsto una serie di rettifiche tramite l’approvazione di una circolare del MIPAAF per tutte le direttive che riguardano la coltivazione e le regole del florovivaismo della cannabis.

L’intervento ministeriale è intervenuto su diversi punti salienti, regolamenti che non erano menzionati espressamente nella legge 242, come il riconoscimento della destinazione d’uso delle infiorescenze. Tecnicamente infatti è possibile coltivare la cannabis a partire esclusivamente da semi certificati, escludendo di conseguenza la riproduzione delle cannabis light tramite uso di talee.

Tale argomento però è stato sempre particolarmente discusso soprattutto dagli esperti del settore. In quanto in molti chiedono di poter coltivare la cannabis partendo da talee di fenotipi stabili, in modo da poter migliorare la qualità finale dei fiori, rimanendo però entro i limiti di THC secondo quanto previsto dalla legge.

Interrogato sul tema dal Ministero della Salute, il Consiglio Superiore della Sanità basandosi sul principio di precauzione metterà in dubbio la libera vendita della cannabis light, ma successivamente ridimensionerà la decisione in quanto il livello di THC contenuto nella cannabis light è realmente basso.

A differenza di altri Paesi nel mondo dove la cannabis light è stata legalizzata, in Italia sono molti i controlli che riguardano sia la vendita che la produzione della cannabis. Da una circolare emessa il 31 luglio 2018 si richiede infatti che i controlli sui negozi di vendita al dettaglio della cannabis light siano costantemente monitorati, e proprio tali ristrettezze fanno intuire quanto il clima politico italiano sul tema della cannabis e della sua legalizzazione sia realmente difficile e tortuoso.

 

 

Negli anni sicuramente sono stati fatti grandi passi in avanti soprattutto riguardo le normative sulla coltivazione e produzione di cannabis light. Uno dei primi stabilimenti in cui è stata coltivata in Italia la cannabis ad uso terapeutico si trova a Firenze in uno stabilimento militare. Cannabis light che può essere liberamente acquistata da tutti i pazienti che ne hanno diritto e per cui è stata prescritta dal proprio medico di fiducia.

Ma il Ministero della Salute nel corso di un recente intervento e tramite un decreto legge pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 12 luglio 2018 ha stabilito che la cannabis terapeutica potrà essere liberamente prescritta a tutti i pazienti, e per qualsiasi tipologia di dolore. Decadendo di conseguenza la differenza tra uso di tipo oncologico, e non  o anche neuropatico.

Nonostante nel corso degli anni i diversi interventi hanno reso decisamente più accessibili l’utilizzo della cannabis light ai pazienti, resta ugualmente difficile il suo approvvigionamento. Nonostante ciò, in Italia sono diverse le aziende che producono un’ottima cannabis terapeutica, per riuscire a soddisfare le richieste dei pazienti.