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Storia dei tarocchi, le carte con cui predire il futuro

 

La storia dei tarocchi è avvolta da un alone di fitto mistero, in quanto non si riescono a stabilire date certe sull'origine di questa affascinante disciplina. Le teorie in merito alla nascita e allo sviluppo dei mazzi di carte attraverso cui si predice il futuro sono molte, ma nessuna di queste ipotesi che vedremo di seguito può essere considerata reale.

 

Gli esperti e gli storici hanno infatti potuto solo teorizzare e non dimostrare con dati acclarati quanto si presume.

 

 

Le prime teorie, tra egiziani e culture orientali

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Una leggera analogia tra i simboli dei tarocchi e i geroglifici ha lasciato spesso adito a sospetto che la divinazione con le carte fosse nata per mano degli egizi. Ad avanzare questa ipotesi fu lo studioso Court de Gebelin che nel suo libro Le Monde primitif fornì argomentazioni autorevoli atte a ricondurre l'originedei tarocchi alla civiltà egiziana.

Egli infatti sosteneva che tutti i simboli degli Arcani Maggiori fossero riportati in un libro egiziano, il Libro di Thoth, messo in salvo durante l'incendio dei templi (libro che si occupava della creazione del mondo). Questo libro, sebbene di cultura egiziana, fu divulgato ampiamente nei gruppi zingareschi e gitani, considerati dall’autore stesso come vere e proprie tribù di matrice egizia.

Teoria questa non largamente condivisa da esperti studiosi, che invece considerano più valida l’ipotesi dell'origine delle carte nelle culture orientali.

In linea di massima si può dire però che una prima diffusione si è avuta in epoca medievale, quando cioè si stava facendo strada nella società la cosiddetta Arte della Memoria. Il periodo clou, gli anni d’oro dei tarocchi sono stati sicuramente quelli a cavallo del Rinascimento, anche se non si può con certezza dire se il mazzo di 78 carte come lo conosciamo oggi (ovvero composto di Arcani Maggiori e Arcani Minori) fosse uguale a quello di allora.

 

Le ipotesi della letteratura moderna non condivise

Nella letteratura moderna si fa invece larga strada l’ipotesi per la quale i tarocchi provengano dalla cultura zingaresca. Anche se a onor del vero, nemmeno questa teoria trova largo credito. Sfogliando infatti i documenti della Santa Inquisizione che perseguitò i popoli zingareschi per le loro arte divinatorie, non si trova mai alcuna menzione ai tarocchi e alla lettura delle carte.

Per cui sia l’ipotesi dei gipsy come portatori di arte divinatoria, sia la teoria di Gebelin poc’anzi descritta, non trovarono mai ampia condivisione nel tentativo degli esperti di ricostruire la storia dei tarocchi.

 

 

La teoria dell’abate Constant

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La storia dei tarocchi prosegue da qui in poi non sulle loro origini, ma sulle diverse interpretazioni che molti studiosi provarono a dare alle carte. L’abate Alphonse Louis Constant, anche noto come Eliphas Levi, propina agli storici una diversa teoria, per la quale i tarocchi rappresentassero un alfabeto sacro e occulto.

Per lo studioso inoltre nel mazzo di carte vi era anche la chiave per interpretare la Kabbala. A suo dire, esisteva una correlazione tra gli Arcani Maggiori e le 22 lettere dell'alfabeto ebraico e i 22 Sentieri dell' Albero della Vita.

Su questa lunghezza d’onda, Gerard Encausse provò a perfezionare la Teoria di Levi descrivendo in modo ancor più dettagliato (e scientifico) il rapporto intercorrente tra gli Arcani Maggiori e le lettere dell'alfabeto ebraico.

Nel 1900, ancora Arthur Edward Waite, ben reduce da questa difficile delineazione dell’arco temporale sulla nascita dei tarocchi, focalizzò altrove l’attenzione. Ecco quindi che commissionò ad una sua discepola e artista, Pamela Coleman Smith, una rivisitazione del disegno dei Tarocchi. Nel suo libro The “pictorial key to Tarot”, utilizzando le immagini della sua discepola, provò pertanto a spiegare, carta per carta, significato e interpretazione.

Ancora oggi il suo mazzo di tarocchi, meglio conosciuto come i Tarocchi di Rider-Waite, è molto in voga seppure spesso mal commentato dalla critica. Secondo gli esperti infatti, mancando al Waite basi certe e nozioni veritiere sull’origine delle carte, il suo mazzo offre delle interpretazioni personali piuttosto che oggettive delle varie lame.

 

La storia del mazzo di Oswald Wirth

Tra gli studi maggiormente oggi presi in considerazione vi è quello di Oswald Wirth che nel suo libro del 1927, “Le Tarot des imagiers du moyen age”, ha individuato in modo correttonon solo il significato delle carte ma anche la genesi storica di questo mazzo di tarocchi.

L’autore ha infatti fatto camminare in maniera parallela e lineare le tradizioni esoteriche sia occidentali che orientali con le ipotesi della diffusione delle carte in epoca medievale.

Sebbene tuttavia il punto di partenza di Wirth fosse ottimo, quando si dedicò all'interpretazione di ogni singola carta, si lasciò condizionare poi dall'occultismo del suo maestro Stanislao de Guaità e finì per deviare dal suo originale scopo.

 

 

Pareri conclusivi

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Sulla base di questo tentativo di ricostruzione della storia dei tarocchi, appare quindi difficilissimo se non impossibile stabilire una data precisa della loro nascita. Sta di fatto che per quanto secolare o addirittura millenaria, la storia delle carte non ha mai abbandonato i cultori dell’arte divinatoria.

La cartomanzia (approfondisci: come leggere i tarocchi), l'esoterismo in generale, sono ricchi di spunti e di testi grazie ai quali provare a rendere il più completo possibile lo studio e la conoscenza dei tarocchi.

Arriviamo così ai giorni nostri con l'approdo dei tarocchi prima su dispositivi telefonici fissi fino alla lettura dei tarocchi online.

La difficoltà nel costruire la storia dimostra solo che leggere ed interpretare i tarocchi non può essere attività per tutti. Ci vuole cioè una buona preparazione teorica, fatta di anni e anni di studio, di disciplina e di esercizio.