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Come aprire un istituto di vigilanza

 

Molti oggi sono i luoghi (sia pubblici che privati) e le attività che richiedono massima accortezza e sensibilità in termini di sicurezza. Le aziende si rivolgono in tali circostanze agli istituti di vigilanza per assumere del personale che possa infondere fiducia e sicurezza sia tra i lavoratori che tra i clienti.

 

Proprio questa alta richiesta sul mercato di riferimento, rende l’apertura di un istituto di vigilanza un’ottima scelta. Bisogna solo capire come funziona l’iter burocratico e cosa realmente occorre per avere un’attività che funzioni bene.

 

 

I primi passi per avviare un istituto di vigilanza

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Le esigenze di sicurezza tra le aziende ed i privati ha agevolato lo sviluppo e la crescita di questa tipologia di impresa, anche se per muovere i primi passi, c’è bisogno di toccare i tasti giusti.

Prima infatti di addentrarsi nell’aspetto pratico bisogna inoltrare una domanda al Prefetto competente per Territorio. Questo in quanto la Prefettura deve essere informata per il rilascio della licenza, ai sensi degli artt. 134 e 256 bis del T.U.L.P.S. (Regolamento delle leggi di pubblica sicurezza). Il contenuto della normativa prevede non solo l’obbligo di ottenimento della licenza, ma anche l’obbligo di presentazione di altri documenti strettamente necessari.

Prima di esaminare queste condizioni necessarie, cerchiamo però di capire cosa si intende per vigilanza, a fronte del fatto che esiste una distinzione tra vigilanza armata e quella non armata.

Con vigilanza non armata si fa riferimento ai portinai e ai custodi dei palazzi, e in tal caso non c’è bisogno di una licenza.

Per vigilanza armata invece si intende un’attività specifica, per la quale ci vuole una licenza particolare oltre che tutti i permessi per il rilascio del porto d’armi ad esempio per servizio di guardiania notturna e diurna. Si tratta di due richieste distinte e separate, che prescindono l’una dall’altra e che non sono consequenziali.

 

I requisiti necessari

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Quanto appena detto mette in evidenza il fatto che per aprire un istituto di vigilanza privata ci vogliono dei documenti appositi, il cui contenuto, se a norma, consente poi di richiedere la licenza.

In primis bisogna essere cittadino italiano, o quantomeno dichiarare di essere cittadino dell'Unione Europea. Ci vuole inoltre almeno un diploma di scuola media superiore.

Per chi ha già esperienza deve dimostrare poi con appositi documenti di aver ricoperto ruoli dirigenziali nel settore della vigilanza privata. In tale ultimo caso bisogno altresì specificare se la mansione ricoperta abbia portato la persona interessata a dirigere almeno venti guardie giurate o membri delle Forze dell’ordine.

Può richiedere la licenza chi ha un’esperienza documentata di minimo cinque anni nel settore della sicurezza privata e non deve aver smesso il lavoro di settore da non più di quattro anni. Oltre questi requisiti generalizzati, si possono consultare quelli particolari e specifici sul sito della Prefettura di riferimento.

 

 

La richiesta della licenza

Se si gode dei requisiti poc’anzi citati, allora si può avere accesso all’istanza per l’ottenimento della licenza, il cui contenuto è assai complesso.

Per prima cosa bisogna indicare tutti i dati anagrafici della persona che chiede la licenza, di colui che avrà mansione di direttore tecnico e di chiunque lavorerà all’interno. Bisogna allevare la copia di un documento di identità e dei curricula delle persone interne all’Istituto.

Allegata alla domanda ci vuole anche una documentazione attestante la capacità tecnica professionale e personale del richiedente e degli altri soggetti partecipanti, nonché quella concernere la composizione proprietaria dell’Istituto (e quella organizzativa).

Inoltre va indicato l’indirizzo della sede legale, della sede operativa e dell’eventuale apertura di succursali dislocate nel resto del territorio. Va richiesto altresì il Progetto Tecnico Organizzativo (compilato in base all’allegato C del D.M. 269/2010).

Il titolare intestatario dell’Istituto di vigilanza deve dimostrare la sua disponibilità economica, includendo referenze bancarie, capitali disponibili e quant’altro, nel suddetto progetto.

 

Per richiedere la licenza ci vogliono inoltre ulteriori documenti, quali cioè:

  • Copia dello Statuto, copia dell’atto costitutivo e della visura camerale provvista delle autocertificazioni antimafia;

  • Copia del DURC;

  • Tutti i documenti da compilare reperibili sul sito della Prefettura;

  • Le tariffe indicate in una tabella, attestanti il valore della prestazione che si intende offrire al potenziale cliente;

  • Documentazione sugli obblighi previdenziali e assicurativi nei confronti dei dipendenti;

  • Polizze assicurative RCT e RCC con conseguente versamento della cauzione.

 

 

Il parere della questura

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Una volta pronta la documentazione, la domanda può essere inoltrata. Il titolare dell’agenzia di vigilanza non deve fare altro che attendere il parere della Questura. Quest’ultima infatti analizzerà se lo status del titolare è tale da poter avere il rilascio della licenza, nonché se i direttori tecnici versano in condizioni pulite. Controllerà altresì la validità del regolamento tecnico e la sua idoneità, nonché l’idoneità strutturale della sede operativa che accoglierà l’ufficio.

Non a caso, per l’apertura ufficiale dell’Istituto, occorre anche che l’Ispettorato Territoriale delle Comunicazioni faccia dei controlli ed esprima un suo parere positivo circa la sussistenza o menodei requisiti minimi così come previsto dall’allegato E del D.M. 269/2010.

Dopo aver conseguito la licenza il gioco è parzialmente fatto. Resta tuttavia la possibilità che la Prefettura faccia un controllo nel primo semestre per capire se sono stati mantenuti vivi tutti i requisiti necessari.